Scritto da Daniele Dieci
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giovedì 12 giugno 2008 |
Ogni anno la solita storia. Non si fa in tempo ad affezionarsi ad un
allenatore che questo, regolarmente, ti volta le spalle e se ne va. Era
già successo col biondo Remondina, quando un po’ a sorpresa aveva
abbandonato i colori neroverdi per allontanarsi di pochi chilometri
lungo la via Emilia, per andare in quel di Piacenza e rimediare un
esonero dopo una manciata di settimane. Allegri, il mister della
promozione in B.
Un nome che difficlmente si cancellerà dalla memoria dei tifosi. Ma che brutto atteggiamento. Non c’è rispetto, non c’è attaccamento alla maglia, non c’è amore e riconoscimento per chi ti ha fatto diventare grande. Perché prima del Sassuolo, Allegri era pressappoco sconosciuto al grande pubblico, dopo una deludente esperienza con il Grosseto, quando ormai la sua carriera da allenatore sembrava entrata forse troppo presto nella fase calante. Max Allegri (foto Martignoni) Ora, invece, dopo aver approfittato in gran parte dell’impianto di gioco del suo predecessore, approda al Cagliari, dove vanta già un’esperienza da calciatore tra il ’93 e il ’95. Subentra a Davide Ballardini, il mister del miracolo salvezza, quello che una società alquanto strana e ingrata ha lasciato a casa, offrendogli un contratto annuale a cifre quasi irrisorie. Allegri e Ballardini: due grandi stagioni, due buoni allenatori. Uno scappa verso lidi migliori, uno viene accantonato in un ripostiglio. I soldi e l’ambizione, come si vede, riescono a fare anche questo. Si sostituiscono ai rapporti tra le persone, falsando la realtà delle cose. E quindi cosa dire. In bocca al lupo, mister Allegri, ma non più di tanto.
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