Numero 48, Autunno 2009 - UN NUMERO SPECIALE: con questa uscita
si chiude la prima parte della vita del "Sassolino" inteso come mensile,
mentre prosegue a pieno ritmo il portale "il Sassolino.net" (e comunque
non finirà qui!). A corredo di una mostra organizzata dalla Redazione,
ecco un numero speciale con tanti aneddoti, un racconto di Emilio
Rentocchini, il lavoro di Leo Turrini e tanto altro...
Clicca sulla copertina per scaricare il Sassolino SPECIALE dell'autunno 2009 in .pdf
Scritto da Marcello Micheloni (da Toronto - Canada)
venerdì 21 novembre 2008
Intervista esclusiva con Roko Ukic, playmaker croato dei Toronto
Raptors, con un passato tra Spagna e Italia. E con una gran voglia di
emergere anche in America...
E’ l’ultimo della nutrita truppa dei Raptors a lasciare
l’allenamento del sabato mattina. La squadra deve riassorbire la tremenda beffa
patita la sera prima: la sconfitta allo scadere contro i Nets dell’ex Vince
Carter, delusione che Andrea Bargnani ha definito come “la più dolorosa da
quando sono qui, escludendo le eliminazioni dai playoffs”. E difatti le facce
non sono il massimo dell’allegria. Ma quella di Ukic non perde concentrazione e
voglia di stare ad ascoltare i consigli degli assistenti di Mitchell: prima
della doccia, il croato si ferma ancora un po’ a lavorare su tiro e palleggio.
Saranno i luoghi comuni sullo stacanovismo slavo, ma pare proprio che Roko di
intensità ne metta in abbondanza. Tra l'altro, sono giorni in cui il ragazzo sta trovando spazio anche in campo, in mezzo ai tanti "bro' ", ai tanti "fratelli neri" che affollano l'NBA ma che devono cominciare a rispettare (oltre allo spagnolo Calderon) anche Roko, bianco come latte ma non più bambino. E che si concede con la stessa serietà messa sul campo ai
nostri taccuini.
Roko, come vanno le
cose qui a Toronto? Come ti trovi? Per ora sta andando tutto bene, sono ancora in una fase in
cui serve apprendere tanto: sono l'unico rookie della squadra, devo imparare un
sacco di cose... Ma in generale è tutto ok. Spero di potere imparare qualcosa
anche da minuti sul campo nelle prossime partite (cosa poi avvenuta, anche per via delle difficoltà di Solomon, ndr).
Mi piacerebbe poter dare un mio contributo alla squadra perché sono certo che
anche come team ci sia lo spazio per migliorare. In fondo sei ancora
un giocatore giovane, ma di mondo ne hai già visto parecchio… E anche di
basket: Croazia, Spagna, Italia. E finalmente Usa. Dove stanno le maggiori
differenze? Be’, sarà ovvio, ma qui la cosa più difficile a cui
adattarsi sono le dimensioni e gli spazi del campo, a partire dalla linea dei
tre punti… Come seconda cosa ti devi guadagnare il rispetto da parte degli
arbitri: hai bisogno di dimostrare tutto quello che vali perché altrimenti qui
nessuno ti presta attenzione. Sono un nuovo arrivato, devo far capire chi sono.
E poi le differenze fisiche e di gioco: i giocatori sono più atletici, più
reattivi… Puoi anche pensare di essere rapido, magari vedi un varco e allora ti
viene l’istinto di buttarti dentro, quando improvvisamente ti rubano la palla o
ti stoppano il tiro. Per non parlare della difesa: sono tutti molto forti nel
trattare la palla, è difficilissimo fermarli. C’è solo una via: provare a
giocare la tua miglior partita ogni sera e migliorare ogni giorno, perché qui è
l'unico modo di avere successo. A proposito del
concetto di “migliorare”: non deve essere facile per te, per via di metodi
completamente diversi rispetto all’Europa. Sì, è molto diverso. Prima di tutto, come si sa, qui hai
più partite e di conseguenza non hai tanto tempo per allenarti. Ma a livello
individuale puoi imparare molto comunque, perché hai tanti allenatori: tutti
sono pronti e disponibili ad aiutarti a emergere e ad appoggiarti. E anche
grazie a loro inizio a prendere fiducia. Pensi che la tua
esperienza italiana ti abbia aiutato per questa nuova avventura? E se sì, in
che modo? Si, mi è servito molto, ho giocato tanti minuti. Credo di
avere avuto un'ottima annata personale così come la squadra ha avuto un’ottima
stagione, e questo secondo aspetto conta in particolar modo per me come
playmaker. Ma prima di tutto ho avuto un buon allenatore che mi ha aiutato. E
poi l’intera società è stata disponibile: Dejan, il presidente e via via tutti
gli altri. Sono molto riconoscente con tutti loro: mi hanno aiutato ad essere
un giocatore migliore e ad arrivare pronto qui, per l'NBA. Sei ancora in
contatto con qualcuno di Roma? Ho parlato con coach Repesa proprio ieri. Ero molto
curioso di sapere come stessero andando le cose: direi bene (naturalmente l'intervista è stata raccolta prima delle recenti difficoltà della Lottomatica, ndr). Hanno davvero
un’ottima squadra con giocatori come Sani e Primo, pieni di esperienza. Possono
fare bene, facendo molta strada sia in campionato che in Eurolega. Saprai anche che,
però, hanno preso una bella batosta dalla solita Mens Sana… Sì, so che hanno perso con Siena, una grande sfida (sorride pensando ad atmosfere che ricorda bene,ndr). Ma cosa ci
puoi fare: Siena è una grandissima squadra e devi giocare davvero al massimo
per poterla battere…
Ammetto che Ukic mi sta sorprendendo! A volte faticava più a Roma l'anno scorso che nei minuti di Toronto quest'anno.
Ora sembre che Solomon stia recuperando terreno.