CESENA-SASSUOLO 0-1 - Donazzan come Zidane, e si perdonerà la rima, ma quello che il Sassuolo ha vissuto a Cesena vale comunque il paragone. Giusto per dare la dimensione di quello che, a conti fatti, sono riusciti a combinare i neroverdi nello spazio di poco più di venti minuti, andandosi a riprendere, al Manuzzi, quello che la neve aveva tolto loro lo scorso 5 marzo, ovvero tre punti che ritinteggiano la classifica e potrebbero anche pesare sul futuro del Sassuolo. E perché rimettono, a livello di classifica, le cose a posto, e perché danno morale ad un gruppo che ne aveva un gran bisogno, e perché certificano che, in caso di necessità, qualcuno che risponde presente, anche se magari fin qua ha fatto poco e/o male, c’è sempre. Si tratti di Piccioni, che nei pochi minuti di Cesena rischia di veder chiusa la stagione, di Consolini o degli altri (Fusani, Masucci) che Pioli ha scelto per interpretare “rischiando, per essere premiato” il canovaccio romagnolo. O si tratti di Donazzan, cui il Sassolino ha portato indubbiamente fortuna, intervistandolo (vedete il tutto sul sito) giusto tre giorni della sua intemerata al Manuzzi. Il resto vale per quanto vale una partita lunga un paio di sigarette, che lascia tuttavia la piacevole illusione che si possa anche ricominciare proprio da quello che è successo a Cesena, lungo una mano di poker giocata senza assi (Gorzegno, Salvetti, Zampagna) ma con un jolly giocato al momento giusto. Il lampo neroverde che ha squarciato il Manuzzi non varrà, come si è affrettato a dire Pioli nel dopogara, l’uscita della crisi, ma dopo un mese mezzo di stenti ci restituisce un Sassuolo che, una volta per tutte, fa capire di volersela giocare. E fino in fondo. Al netto delle mille mattane che ammantano il tifo, ai neroverdi si chiede, in fondo, solo questo. Di lottare, di non arrendersi, e di provarci, sempre. Poi vada come vada... Nicola Donazzan commosso e festeggiato dai compagni dopo il bellissimo gol contro il Cesena (sassuolocalcio.it)
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